Liverpool ... quante cose può
racchiudere un nome; emozioni, ricordi, mistero, fascino e magia infiniti per
una città immortale.
Per ogni beatle fan che si
rispetti é la meta di tutta una vita, il fulcro di gioie e speranze... così si
arriva al Mersey Beatle festival carichi di sogni e aspettative.
Pensandoci bene lo stare lì
in quel momento, insieme a tanti altri fan come te venuti da tutto il mondo,
sembra proprio un sogno, un magico sogno che non ha mai fine.
Abbagliati e ammaliati allo
stesso tempo ci si lascia trasportare da una favola lunga sei giorni .
Già, sei giorni sembrerebbero
tanti, eppure sono così densi di eventi, concerti, tour organizzati, incontri
con "Beatle-celebrità" (e c'é persino una Beatle-asta... non c'é che
dire, ce n'é per tutti i gusti!) che passano in men che non si dica.
Così il tempo che rimane
senza nulla da fare é davvero poco; ad ogni modo è facile trovare il modo di
impegnarlo...siamo a Liverpool!!!
E'quasi inutile parlare del
Beatles shop o del Cavern quarter (ovvie mete per tutti i fans) ... poi c'é
lei, la regina: Liverpool pronta a donarci magia ad ogni angolo di strada, in
luoghi ad altri ignoti e privi di significato ma per noi così speciali perchè
testimoni di un sogno.
In ogni caso quest'anno i
momenti liberi sono stati pochi, vuoi per Anthology vuoi per la recente
apertura del LIPA, eravamo sempre impegnati...fin dal primo giorno!
Infatti, sono arrivata a
Liverpool Giovedì 22 Agosto ed ho avuto a mala pena il tempo di dare
un'occhiatina dentro il Beatles shop per poi dirigermi al Cavern club (si, é
proprio lui e devo dire che anche se è una ricostruzione dell'originale fa un
certo effetto) dove di lì a poco avrei assistito al concerto di Gary Gibson,
definito dagli organizzatori, e non solo, il più famoso Lennon-impersonatore.
Inutile dire che l'attesa era grande, non solo perchè si é fatto aspettare per
quasi due ore ma anche perchè era stato proibito a tutti i presenti qualsiasi
tipo di registrazione audio-visiva. Ad ogni modo l' attesa non si é dimostrata
vana e ne é valsa proprio la pena! Certo, di John ce n' é uno solo, ma
sicuramente questo viene subito dopo. A parte il modo di vestire e gli
occhiali, ovviamente uguali, non so dire se fosse più simile l'aspetto fisico o
la voce... davvero indescrivibili! Oltre a questo era accompagnato da musicisti
molto bravi e le due ore e più di concerto (compresi i supporters) sono passate
velocissime.
Sorpresa della serata
l'apparizione di un presunto sosia di McCartney che però non ha retto il
confronto con l'altro sia per la poca somiglianza fisica, appesantita dalla
stereo tipizzazione delle mosse più note di Paul, sia per la palese mediocrità
dal punto di vista musicale. Tutto ciò, ovviamente, ha fatto risaltare, ancora
di più, la naturalezza e la professionalità di Gibson.
Alla fine del concerto,
tornando in albergo, avevo come l'impressione di aver assistito ad un evento
speciale; di essermi, in un certo senso, avvicinata di più al mito do John.
Essendo, infatti, troppo giovane per aver avuto modo di assistere ad una sua
esibizione mi é sembrato, in quei momenti, di aver raggiunto un maggior livello
di comprensione.
Il primo appuntamento
previsto per la giornata seguente era la visita guidata dei luoghi più importanti
frequentati da Paul e George nella prima giovinezza.
Salita sull' autobus ( quello
originale del Magical Mystery Tour ... non so se mi spiego) sono partita alla
volta delle case, delle scuole e persino degli ospedali che, a loro insaputa,
hanno avuto un qualche ruolo nella vita dei nostri beniamini entrando a far
parte, così, della storia.
Cullata dalla musica
proveniente da un rudimentale stereo (musica che proprio in quei luoghi ha
trovato la propria ispirazione) per più di due ore ho vissuto in una favola;
era il mio momento magico, quello che avevo aspettato per tanto tempo. Così tra
gli sguardi curiosi dei bambini del luogo non ancora avvezzi a questa curiosa
razza di pellegrini (cosa strana visto la frequenza di tali tour) io e gli
altri abbiamo potuto, finalmente, toccare con mano i luoghi amati dai nostri
beniamini; respirando la loro stessa aria si ha l'impressione di essere a loro
più vicini, ad un passo dal misterioso segreto di tanta grandezza.
Magari posso sembrare un po'
esagerata ma nessuno, trovandosi in quei luoghi, potrebbe restarvi
indifferente.
Inoltre andare a Liverpool
durante il festival é anche un modo di incontrare altri fan e, ad essere
sinceri, ci si consola nel vedere che non si é i soli ad essere
"pazzi" ma che ce ne sono alcuni veramente molto peggio di noi
stessi!
Comunque tutto questo riesce
a creare uno strano e, al tempo steso coinvolgente, clima di festa.
Tornando all' argomento
principale ... il secondo appuntamento beatlesiano della giornata era previsto
per le 2 pomeridiane all' Adelphi' s Fridays Club. In questa occasione si sono
esibiti diversi gruppi e tra questi il già citato presunto sosia di Paul
McCartney che ha dato (di nuovo) una chiara dimostrazione della sua
incompetenza; infatti, non solo il suo aspetto fisico non aveva nulla in comune
con l' obiettivamente inimitabile bellezza di Paul, non solo sapeva a mala pena
accordi e testi delle canzoni che proponeva, ma non riusciva nemmeno a tenere
il tempo mentre suonava e i malcapitati che tentavano di accompagnarlo
riuscivano a stargli dietro a fatica ... insomma, un vero strazio ed un'
insulto non solo alla musica dei mitici Beatles ma anche al Festival e tutto
quello che rappresenta per quei fan che come me fanno migliaia di chilometri
per essere a Liverpool in una tale circostanza (per non parlare di quello che
si paga).
E pensare che aveva persino
la presunzione di portare la scritta MACCA ricamata sulla giacca ... un vero
affronto.
A parte questo il tempo e
trascorso in modo piacevole; gli altri gruppi erano tutti abbastanza buoni, per
lo meno molto più impegnati e consci di quello che stavano facendo.
La band migliore é stata
quella dei Mop Tops, l'attrazione principale del pomeriggio.
Devo ammettere che se la
cavavano bene anche se, alle
volte, la quasi maniacale ricostruzione delle Beatle-tenute, a seconda dei
diversi periodi, sembrava avere molta più importanza del lato prettamente
musicale.
Ma il vero e proprio "evento" della giornata verso
cui l'attenzione di tutti era rivolta era il concerto dei "1964 The
Tribute" che si sarebbe tenuto in serata.
Avevo sentito parlare molto e
bene di questo Beatle-gruppo americano e, per questo, le aspettative non solo
mie ma di tutti (essendo la loro prima esibizione in Inghilterra) erano molte.
In particolare il fatto che
la Apple aveva dato l' approvazione ai loro concerti faceva sperare in qualcosa
di veramente unico.
L' attesa si preannunciava
lunga essendo preceduti da quelli che potremmo definire gruppi di supporto ...
invece, per fortuna ci é stata resa molto piacevole. Sicuramente da segnalare i Sgt. Pepper dal Brasile sia per
la bravura tecnica che ha prodotto, finalmente, dell'ottima musica, sia per
essere stati gli unici a proporre "Free as a bird" e "Real
love" indubbiamente coraggiosi per il tipo di scelta hanno dimostrato un
amore autentico verso i Beatles che non é solo nostalgia di un passato felice
(come, purtroppo, ho avuto modo di appurare in molti casi) ma che é voglia di
guardare avanti pur non dimenticando il proprio passato (e, se mi é concesso dirlo, é proprio
la freschezza e l'aura di eterno presente che avvolge la musica dei Beatles e
che la fa amare tanto dai giovanissimi).
Certo, i Sgt. Pepper non
avranno riprodotto l'immagine dei Beatles, come altri si sono sforzati di fare
fino all'esasperazione, ma sicuramente hanno compreso il vero significato della
loro musica e lo hanno riproposto a tutti noi con grande umiltà.
Comunque, alla fine, é
arrivato il turno dei 1964 ... devo ammettere che e davvero difficile
descrivere un gruppo del genere.
Credo che siano in assoluto
la migliore cover band che abbia mai visto (e ne ho viste tante)!
Perfetti nell'abbigliamento,
nel modo di fare, nel modo di parlare (cosa non facile visto che sono
americani), addirittura con un bassista mancino (particolare questo alquanto
raro) e, anche se la somiglianza fisica poteva lasciare a desiderare, la carica
emotiva prorompente, la grinta, la voglia di divertire e divertirsi li
rendevano, se non identici, sicuramente il più simile possibile ai Beatles.
A questo punto sembra quasi
superfluo tentare di descrivere quello che può aver provocato la loro
esibizione tanto e tale é stato l'entusiasmo generale che per un po' é stato
come tornare indietro nel tempo.
Un concerto indubbiamente
indimenticabile: impossibile pensare ad una conclusione di serata più
elettrizzante.
Il giorno seguente ci
attendeva l'appuntamento più caratteristico del festival: l'asta di
Beatle-memorabilia.
Purtroppo si teneva anche la
visita in autobus dei luoghi frequentati da John e Ringo a cui, però, non ho
potuto partecipare avendo optato per l'asta.
Che dire dell'asta ... si
possono vedere non solo oggetti rari e costosi riguardanti i Beatles ma anche
le persone più curiose disposte a spendere milioni in pochi minuti.
E' proprio in queste
occasioni che ci si rende realmente conto di quale mostruoso giro di soldi stia
intorno al nostro mito e di fronte a certe cifre ci si meraviglia di quanto ci
si possa allontanare da quella che é la vera essenza dei Beatles: la musica.
Nel pomeriggio si teneva,
invece, il "Brazil entertains the world" dove ho avuto modo di ascoltare tre delle migliori band Brasiliane: i già citati Sgt. Pepper,
i Clube big Beatles e i Tunnel do tiempo ; tutti bravi e, soprattutto, pieni di passione ed energia (sarà
il sangue
latino-americano?).
La sera, invece, era in
programma il concerto dedicato agli anni da solisti dei nostri beniamini: il
"Rock show solo years 2".
Si é iniziato con Harè
Georgeson, con un "George" bello e bravo, apprezzato, in particolare,
dalle numerose sostenitrici del fan club di George presenti al Festival.
A seguire, si é esibito Chris
Tassone molto bravo nell' impersonare Ringo, soprattutto per la somiglianza
fisica e vocale, un po' meno nel ricordarsi le parole delle canzoni (visto che
le deve leggere) e nel suonare la batteria ma, in ogni caso, non é mica il vero
Ringo!
Poi é stato il turno di Bob
Bartey con i Ram il suo nuovo gruppo (dopo aver già fatto parte dei Cavern e degli Apple).
Meravigliosamente unico,
bravissimo non soltanto nell' esecuzione dei brani ma, soprattutto, nella
scelta delle canzoni che oltre ad essere diverse da quelle dello scorso anno
comprendevano anche alcuni pezzi di Off the ground a dimostrazione che c' é
ancora qualcuno che non si ferma alla nostalgia ed ama e segue Paul anche oggi.
L' ultimo gruppo é stato
quello degli Istant karma con un Jon Keats molto bravo che, con la sua
esecuzione fedele all' originale, ha saputo commuovere tutti quanti.
Per finire i quattro solisti
si sono uniti in una kermesse finale davvero trascinante.
Il giorno dopo, Domenica, si
preannunciava ricco di eventi.
Il primo appuntamento del
mattino era fissato alle 9.30 con il Magical Mystery Tour (sempre con il
celeberrimo autobus).
Davvero magica la visita di
luoghi speciali come Strawberry Field e Penny Lane o case e scuole e, anche se
alcune le avevamo già viste, sempre cariche di emozioni.
Dopo il tour mi attendeva la
visita guidata del LIPA, la scuola di Paul, che ci ha reso possibile ammirare
il grande operato della volontà e della generosità di un uomo meraviglioso.
Avanzatissima la tecnologia
delle apparecchiature, funzionali le aule, bellissimo il Paul McCartney
auditorium (sfido, con un nome così) e per gli iscritti copie gratuite del Club
Sandwich ... insomma una scuola ci quelle che esistono solo nelle favole.
E dopo lo stupore del LIPA,
lo choc della Beatles convention vera e propria: dodici ore di musica continua
, video, interviste e decine di stand di venditori di materiale
collezionistico; insomma, chi più ne ha più ne metta.
Tentare di descrivere
qualcosa di così vasto come può essere una Beatles convention non é un' impresa
ardua; é impossibile!
Così tante le cose da fare e
così paradossalmente poco il tempo a disposizione.
Tra una ricerca e l' altra di
rarità a poco prezzo, con un' orecchio sempre intento a captare la musica
suonata dalle band venute da tutto il mondo, ho avuto modo di imbattermi in
Asrid Kirchkerr e in un inaspettato Denny Laine che, venuto per promuovere il
suo ultimo album, molto generosamente rilasciava il suo autografo agli astanti.
Moltissimi i video ed alcuni
mai visti ma, come era prevedibile, essendo impossibile fare tutto
contemporaneamente, la fine della Convention é arrivata rapidamente lasciandomi
l' impressione di non essere riuscita a fare tutto quello che avrei voluto (il
che é anche vero).
Chi l' avrebbe mai detto che
dodici ore sarebbero passate così velocemente!
Il giorno seguente, ultimo
giorno del Beatle week, erano in programma, ancora una volta, moltissimi
appuntamenti.
Per prima cosa il quinto
Beatle tour che ci ha portato in tutti i luoghi legati a tutti coloro che hanno
lasciato il segno nella storia dei Beatles come Stuart Sutcliffe, Brian
Epstein, Pete Best, Allan Williams, Bon Wooler.
Un tour davvero singolare ma,
ad ogni modo, interessante perché ha dato a tutti i partecipanti la possibilità
di visitare tutti quei posto in cui, normalmente, non si é postati ad andare.
Appena il tempo di finire il
tour che già il Mathew street festival ci aspettava.
Miriadi di band che suonavano
in vari locali o per le strade, nei punti nevralgici del quartiere, venditori
di ogni tipo di cose praticamente ovunque e, soprattutto, migliaia di persone
venute da chissà dove radunate nei vari punti di ritrovo come tante formiche
... e, così, é finita che, essendo arrivata con un po' di ritardo a causa del
tour, non sono stata più in grado di entrare in nessuno dei tanti locali;
questi, infatti, non solo erano stracolmi di persone stipate praticamente
ovunque ma c'erano file chilometriche di gente che tentava (invano) di entrare.
Quindi, non ho potuto
assistere a nessuno dei tanti concerti, in particolare a quello di Rolando al
quale tenevo specialmente.
Così, terribilmente affranta,
mi sono diretta verso i punti di raccolta esterni; anche in questo caso é stato
tutto inutile perché nessuno dei tanti suonava musica dei Beatles.
Delusa ho iniziato a
gironzolare per le vie del Cavern Quarter ed ho avuto modo di vedere come certi
avvenimenti siano per i giovani inglesi solo una scusa per ubriacarsi:
bottiglie ed ubriachi praticamente ovunque.
Così sono tornata in albergo
per riposarmi in attesa del concerto dei Lenny Pane previsto per quella sera
stessa.
Già lo scorso anno questo
gruppo svedese aveva annunciato un' esibizione speciale e, infatti, non hanno
deluso le mie speranze.
La loro idea, infatti,
consisteva nel proporre dal vivo tutte le canzoni di Abbey Road così come si
trovano sul disco ... credo che chiunque riesca a comprendere la difficoltà di
una simile impresa.
Eppure ci sono riusciti in
modo davvero brillante: innanzi tutto hanno creato una scenografia estremamente
originale e particolare; immaginando una giovane fan che, svegliandosi un
mattino, decida di ascoltare Abbey Road si sono lanciati in una trascinante
esecuzione di tutti i brani.
Assolutamente suggestivo e
affascinante: i Lenny Pane bravissimi nonostante fossero molto emozionati e
molto bravi anche tutti gli altri musicisti intervenuti per suonare archi,
fiati ed eseguire tutte quelle particolarità che si trovano sul disco ma che
quattro persone da sole non possono ricreare dal vivo.
Inoltre, a conclusione di
Abbey Road e dopo una breve pausa hanno suonato ancora per più di un' ora ... davvero pieni di
energia!
Personalmente sono rimasta
molto colpita da questo concerto davvero bello ... strano come un' idea così
intelligente e, al tempo stesso, semplice non sia mai venuta in mente a nessun
altro; certo é un lavoro impegnativo, oserei dire quasi titanico, ma certamente
emozionante non solo per chi ascolta ma anche per chi suona (e lo hanno
ampiamente dimostrato).
Proprio un concerto degno di
Liverpool ... tanto più che l' indomani sarebbe stato l' ultimo giorno del
Festival.
L' ultimo giorno é sempre
velato da una leggera malinconia che va crescendo con il passare delle ore e,
nonostante siano diversi gli appuntamenti in programma, non si po' fare a meno
di pensare che si é giunti alla fine di una favola; é come le mezzanotte per
Cenerentola: la fine di un sogno bellissimo.
Ad ogni modo anche quest'
ultimo giorno si preannunciava interessante.
Il primo appuntamento era con
l' ultimo dei tour in programma; quello diretto alla ricerca dei luoghi che
hanno dato l' ambientazione ai video di Free as a bird e Real love.
E' stato un modo per scoprire
un nuovo volto di Liverpool ed é stato speciale entrare in contatto con questo
nuovo aspetto del mito.
Rivivere i momenti dei video
e apprendere i segreti della loro lavorazione é stato come farne parte (come ad
esempio sapere che per la parte iniziale di Real love é stato gettato nel
Mersey un vero pianoforte e poi la scena é stata mandata al contrario).
La cosa più emozionante é
stato sapere che l' autobus nel quale ci trovavamo e che ci aveva accompagnato
per tutti quei giorni era proprio quello usato in Free as a bird (oltre che in Magical Mystery Tour come ho
già avuto modo di osservare) mentre quella più curiosa é stato appurare che le
riprese esterne del Cavern non sono state fatte di fronte al vero Cavern Club
ma in una zona che ricrea perfettamente l' atmosfere degli anni sessanta.
Del resto non c' é da
stupirsi visto che la maggior parte delle immagini sono frutto di sapienti
montaggi e, quindi, edifici o strade che nel video si trovano adiacenti nella
realtà li dividono diversi chilometri.
Dobbiamo ringraziare la
tecnologia moderna se oggi siamo in grado di godere di questi bellissimi video.
L' ultimo appuntamento vero e
proprio con la beatle-convention era il concerto dei Cavern al Cavern Club;
fantastici come lo scorso anno.
Certo, non grintosi ed
esplosivi come i 1964 ma sicuramente dei veri professionisti.
Anche se "John
Lennon" non era perfetto come quello della precedente formazione, tutti
hanno ampiamente dimostrato la loro bravura.
In particolare sono rimasta
colpita dall' impressionante potenza della voce del loro "Paul"
(anche questo, però, leggermente stereotipato nel modo di fare).
Con un grande finale e con un
party di addio noi fans ci siamo salutati con l' augurio di incontrarsi il
prossimo anno.
Un po' meno estranei e,
comunque, uniti dall' eterno amore per la musica ci siamo lasciati con
tristezza e c' é stato chi non ha saputo trattenere le lacrime (me compresa).
Andare via da Liverpool é
come lasciare la propria casa, culla di sogni e speranze che non moriranno
mai.
I
BEATLESIANI ITALIANI RICORDANO LA LORO LIVERPOOL
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