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Marco Zappa & Ilir Kryekurti “DaCelentanoAiBeatles” al Beatles Museum Giovedì 16 febbraio alle 20,00

“Un concerto straordinario con un programma che ci coinvolgerà profondamente.”

“Un lavoro di interpretazione e di rilettura di un periodo storico e culturale che ci ha segnati e cambiati tutti.”

“Uno sguardo inusuale sulla musica di quegli anni.”

 

 

 

Le canzoni di Celentano e dei Beatles cantate, suonate e riarrangiate con strumenti acustici.

Perché l'eco di quegli anni risuona ancora oggi così vividamente? Non ha mai smesso di riverberare e si è impresso indelebilmente nella nostra memoria, legato a un tempo turbolento, poetico allo stesso tempo e ricco di stimoli?

MarcoZappa & IlirKryekurti: “DaCelentanoAiBeatles”

Un viaggio nelle dimensioni emotive, evocate da canti e suoni ancorati alla nostra percezione affettiva.

Il programma è stato presentato con grande successo più volte nell'ambito della BeatleWeek di Liverpool (anche nella Cattedrale anglicana e nella rinomata Philharmonic Hall) e in altri festival internazionali come Berlino, Schwedt, Roma, Milano e Zurigo.

 

Breve biografia artistica: MarcoZappa

 

Attivo sulla scena musicale ticinese e svizzera, sin dagli anni ’60, Nato a Locarno nel 1949, dopo la laurea in Pedagogia, alla Cattolica di Milano, nel 1976 con una tesi sui rapporti psicoanalitici tra Freud e Jung, accanto all’insegnamento dell‘italiano e della musica alla Scuola Media di Minusio,  Marco continua la sua attività musicale, producendo tra il 1967 ad oggi più di 40 album. Ha tenuto concerti sia nei Teatri che nei Festival svizzeri e all’estero in numerose tournée che lo hanno portato un po’ in tutto il mondo, dal Sudafrica agli Stati Uniti, dalla Norvegia , alla Svezia, dall’India alla Turchia, dall’Albania all’Algeria, dall‘Inghilterra all’Italia, al Perù… Sempre presentando le sue canzoni ed i suoi testi in italiano ed anche in vari dialetti della Svizzera italiana.

 

È tutt’oggi uno dei cantautori più rappresentativi e prolifici della scena svizzera contemporanea, Marco Zappa ha saputo creare un proprio stile unico ed inconfondibile. 
Sua l’identificazione nella cultura e nella storia del proprio paese e la ricerca di un’autonomia artistica senza compromessi.
Sua è la ricerca della semplicità e della trasparenza delle sonorità, di una musica fruibile anche dal vivo, in cui i colori, i significati e le peculiarità di ogni strumento e di ogni parola siano recepibili e comprensibili nel modo più naturale possibile.
Suo, accanto alle chitarre, l’uso di svariati strumenti acustici inusuali etnici raccolti durante i suoi numerosi viaggi musicali nel mondo. Marco ha sempre avuto la collaborazione in studio e nelle tournée, di musicisti svizzeri ed internazionali di grande qualità, per non parlare poi delle innumerevoli collaborazioni con i figli Daria e Mattia al violino e al violoncello.

 

Nel 2019 è uscito il libro multimediale “IlVentoSoffia…Ancora” contenente una raccolta autobiografica di canzoni scritte tra il 1965 e il 2019..

 

Nel 2020 Marco ha pubblicato “CuiTémpCheTira” un nuovo libro ed il CD “GrazieGuglielmo!” nati e creati con la moglie Elena, durante il lockdown. 

 

MarcoZappa ha ricevuto nel 2017 il Premio UNESCO e nel 2019, il Premio Svizzero della Musica.

 

SUISA Info: "MarcoZappa 50Anni di Musica" 

 


Cinquant’anni di carriera: l’unica duratura carriera della canzone svizzera che si sia svolta dentro (ma anche sopra, sotto e accanto) alla lingua italiana. Questo è il dato incontrovertibile – e incontrovertibilmente fondamentale – che riguarda Marco Zappa, e che ancora una volta in questo inizio di 2017 ripropone il cantautore bellinzonese al centro della cultura musicale della Terza Svizzera. Con un nuovo disco con 18 inediti – «PuntEBarrier» – e con un tour nazionale che inizierà il prossimo 14 marzo al Teatro Sociale di Bellinzona. 

 

Intervista/testo: Zeno GabaglioL’occasione è dunque imperdibile per incontrare Marco e fare qualche passo indietro, per farci raccontare com’è iniziato e come si è sviluppato il suo rapporto con la creatività musicale; in una regione – il Ticino – che dal punto di vista della canzone in lingua italiana non aveva mai offerto esempi illuminanti.

Marco Zappa: È iniziato tutto da mia madre, che mi vedeva come interprete-pianista in ambito classico. Abitavamo ancora a Bellinzona ed ero appena un bambino. Ho suonato due anni quasi per forza il pianoforte e mi ricordo che non mi piaceva: dovevo studiare ogni giorno ma avevo ben altre cose per la testa, a quell’età. Negli scout ho poi cominciato a suonare l’armonica a bocca, uno strumento che, a differenza del pianoforte, si poteva portare in giro e con cui si poteva condividere la musica. La sorella di mia madre suonava invece la chitarra, e fu lei a mostrarmi i primi accordi, proprio nel periodo in cui in Italia imperversavano Celentano e i primi “cantanti urlatori”. Mi sono subito appassionato e immedesimato, raccogliendo i miei compagni di ginnasio in un piccolo gruppo con cui suonavamo alle feste degli studenti.Zeno Gabaglio: Che possibilità c’erano per chi voleva fare musica, e magari anche condividerla con gli altri?
Il bisogno di trovarsi attorno al fare musica effettivamente c’era, ma in genere si rivolgeva alla musica popolare. Anch’io ho passato diversi anni a cantare e suonare la Verzaschina, il Boccalino e le varie canzoni che oggi diremmo folk. Per la musica dal vivo in Ticino c’era però ancora una buona offerta di orchestre di musica leggera, cioè gruppi (di anche solo quattro o cinque elementi) che si esibivano in repertori tra il jazz, lo swing e la canzone; tornando a casa da scuola mi fermavo sempre ad ascoltarli davanti ai bar di Locarno in cui si esibivano, restando sempre affascinato dalla musica che facevano ed imparando accordi nuovi.Ma quella delle orchestrine era comunque una musica «vecchia»! Cosa portò invece Marco Zappa sulla strada ben più moderna del rock?
La chitarra elettrica. Durante una serata in cui – con il mio gruppo – suonammo all’Oratorio di Minusio, il prete che organizzava l’incontro diffuse dall’impianto il brano Apache degli Shadows, con quei meravigliosi suoni di chitarra elettrica riverberata. Fu un colpo di fulmine, e poi, naturalmente, le canzoni dei Beatles! …Quindi all’origine del percorso rock di Marco Zappa ci fu la modernità di un prete?
In un certo senso sì: di un prete illuminato! Ma contagiato così – all’improvviso – dal germe della chitarra elettrica, per noi giovanissimi rimaneva un problema: come trasformare i nostri strumenti per cercare di ottenere esattamente quel suono lì? Un amico elettrotecnico mi disse che dalla cornetta del telefono, svitando la parte inferiore (cioè quella in cui si parlava), si poteva ricavarne un microfono. Così feci, togliendolo e incollandolo alla chitarra, collegai poi i due fili risultanti all’amplificatore della radio dei miei genitori e ottenni la mia prima chitarra elettrica. Ancora mi ricordo quando attraversavo la città con la vecchia radio legata sul motorino per andare a fare le prove …Di lì a poco – con la band Teenagers – avresti cominciato a fare le cose decisamente sul serio, anche se il centro gravitazionale del tuo universo musicale lo avresti raggiunto qualche anno più tardi, passando dalla lingua inglese a quella italiana. Ci puoi spiegare questa tua fondamentale evoluzione?
Ero cresciuto ascoltando pezzi rock inglesi sul mio giradischi, ascoltando mille volte i 45 giri per imparare gli assoli di chitarra e memorizzare i testi. E se anche la conoscenza della lingua era per tutti approssimativa, si scriveva e si cantava in inglese proprio, perché i nostri ascolti di quel periodo erano focalizzati sul rock britannico. Oggi paradossalmente critico un po’ quei musicisti che – pur essendo di lingua madre italiana – cantano solo in inglese, e credo di poterlo fare proprio perché anch’io, in fondo, ho cominciato così. I primi due LP li realizzammo in inglese, e l’orgoglio fu che a produrceli c’era la EMI (la casa discografica dei Beatles!) che senza l’inglese non ce li avrebbe mai prodotti.«Le parole che scegli sono come le tue dita su una chitarra: devi sentirle tue, e se non è così il risultato musicale non sarà sincero.» – Marco Zappa
E l’italiano quando arrivò?
Il passaggio all’italiano è avvenuto nel 1979. Attorno a noi erano cambiati certi gusti musicali e certi rapporti con l’idea della canzone; ma soprattutto avevo maturato io una nuova consapevolezza: la lingua che usi è come uno strumento, che ti deve appartenere. Le parole che scegli sono come le tue dita su una chitarra: devi sentirle tue, e se non è così il risultato musicale non sarà sincero. Da allora se una storia la vivo in dialetto, non posso che scriverla in dialetto, e se la vivo in italiano, devo scriverla in italiano, e così per le altre lingue. Non si tratta di una scelta obbligatoria e a priori che mi impongo prima di scrivere qualcosa, ma è la stessa storia che voglio raccontare a portarmi sull’inevitabile strada linguistico-espressiva.Infine la musica. Perché se è vero che ti sei presto allontanato dalla convenzione giovanilistica dell’inglese, altrettanto hai fatto da una visione musicale esclusivamente rock, andando a cercare soluzioni meno scontate e – indubbiamente – più ardite. Chi ti ha spinto in questa direzione?
Proprio per la svolta testuale in italiano scelsi una veste musicale inusitata: un trio con flauto e violoncello. Forse inconsciamente volevo fare qualcosa che piacesse anche a mia madre. La formazione sembrava classica, ma lo spirito era chiaramente rock, anche se per molti si poteva fare rock solo usando una Stratocaster con distorsione. Da allora ho sempre cercato di aprirmi a collaborazioni musicali con musicisti, strumenti e idee ogni volta diversi, e il principio è lo stesso che vale per il testo: è la storia da raccontare che suggerisce – a volte imponendole – soluzioni tecniche e poetiche differenti. Perché altrimenti se usi ogni volta gli stessi mattoni e ogni volta li sovrapponi allo stesso modo, il risultato sarà sempre lo stesso muro. Quando hai scelto anche “a chi” raccontare, hai scelto anche un tuo stile ed i luoghi in cui portare i tuoi testi e la tua musica”

www.marcozappa.ch

marcozappa.ch

 

THE BEatops - beatle band

Italian
Beatles
Tribute

BEATLESMUSEUM

A Brescia,
presso
il Museo 1000MIGLIA

A DAY IN THE LIFE AT ABBEY ROAD

Doppio CD Prodotto da BEATLESIANI D'ITALIA ASSOCIATI