“New” di Paul McCartney è finalmente arrivato!!!
Ho preso l'ultimo album di Sir Pa ul in versione "di lusso" quello cioè che contiene due brani in più...
Sono andato subito a comprarlo proprio da Pinto Dischi, un caro amico che da 50 anni mi vende i dischi dei Beatles, a Brescia...
L' ho ascoltato immediatamente e attentamente per poter raccontare subito "a caldo" le mie impressioni e l'emozione che può suscitare quella musica "nuova" di Paul McCartney...
Ho sentito questo cd da vecchio fan che insegue Paul da tutta la vita, ma poi mi sono fermato a riflettere ed ho subito chiamato un po' di amici beatlesiani e soprattutto maccartneiani!
Alcuni sono più giovani di me, che posso finalmente cantare "When I'm 64", ma sono altrettanto appassionati e certamente conoscono molto bene il nostro amico e compagno di vita, Paul, e tutta la sua storia artistica, e così ho chiesto a ciascuno di loro di mandarmi una recensione di New!
Ho chiesto per primo un'opinione su New a Luca Perasi che di Paul McCartney se ne intende parecchio, avendo anche scritto "Paul McCartney Recording Sessions 1969 -2011” un libro fantastico su tutte le sue Sessions di registrazione dopo i Beatles.
Ringrazio quindi Luca Perasi, a nome di tutti gli associati e di coloro che la leggeranno.
Ne riceveremo con piacere anche dal Rox, da Riccardo Russino, da Michelangelo Iossa due giornalisti di musica, e beatlesiani d.o.c. che abbiamo sentito ora! Essi incontrarono Paul personalmente a Milano quando venne a presentare l'album Wingspan nel 2003. Lì c’era pure Nico Lioce, Matteo Viceconte e tanti altri! Ci piacerebbe avere una recensione anche da Franco Zanetti, giornalista e produttore, oltre che autore di un libro su Paul McCartney che tutti conosciamo e con cui assistemmo insieme al memorabile concerto di Paul & Wings a Venezia nel 1976!....
E…IDEA!!! A questo punto mi è venuta un'idea e faccio il seguente appello agli appassionati di Sir Paul McCartney: "Cari amici e fans di Paul, Ascoltate attentamente il cd New di Paul e se potete, mandateci una Vostra breve recensione su ogni singola canzone dell'album e magari dategli anche un voto, da uno a dieci.
Non vi costa nulla, a parte il disco, che anch’io ho pagato € 19,90, ma ne vale la pena. Anch'io sto già scrivendo che cosa penso di questo disco, che ho anche sviscerato e fotografato (vedi foto), ma ve lo dirò alla fine....
Potremmo così decretare all'unanimità quale sia la canzone più bella dell'album e mandare un sentito riconoscimento dall'Italia a Sir Paul McCartney, nuovo grande compositore di musica New Pop Rock per la categoria musicisti "Over 70" .
All the best!
Rolando Giambelli – B.D.I.A.
NEW il nuovo album di Paul McCartney! Ecco, alcune recensioni ed opinioni che ci sono pervenute da fans, estimatori ed esperti beatlesiani... Inviatecene ancora, per poter decretare all'unanimità... la canzone vincente, che sarà premiata dai beatlesiani/maccartniani, italiani! Rol and Rock.
Segue la prima recensione di Luca Perasi e successivamente tutte le altre che ci manderete:
PAUL McCARTNEY: “NEW” di Luca Perasi
Poche settimane fa, a precisa domanda “Fai fatica a scrivere canzoni?”, McCartney ha candidamente ammesso che sì, in effetti, dopo 3.000 composizioni , a volte trovare l’ispirazione non è così semplice.
E diciamo pure che questa dichiarazione dovrebbe sollevare tutti quanti, critici e fans più sfegatati, dall’idea di prendere anacronistiche difese ad oltranza del nostro beniamino.
Anche la seconda questione, necessaria per sgombrare il campo da pregiudizi inutili è quella della voce, questione dibattuta un po’ ovunque. McCartney non ha più il range vocale di un tempo, complici l’anagrafe e qualche sigaretta di troppo: una delicata operazione alle corde vocali, tenuta segreta ma effettuata lo scorso anno, ha dovuto rimettere in sesto in qualche modo una delle ugole più importanti della storia del pop-rock.
E’ ancora lui a confessarlo, stavolta tra le righe. È probabile infatti che NEW diventi il primo disco della storia di McCartney ad essere suonato per intero dal vivo e non necessariamente per questioni di qualità musicale.
Per i motivi sopra esposti, ecco chiara la scelta dei quattro produttori (Mark Ronson, Ethan Johns, Paul Epworth e Giles Martin), giovani e dagli stili complementari, in grado di soddisfare il desiderio di McCartney di suonare “moderno” e a conoscenza di tutto ciò che offre oggi lo studio in quanto a trucchi per processare voci o strumenti. Lasciati i preamboli, entriamo nel vivo di NEW. Un bel disco, diciamolo subito. Che fila via liscio, nonostante ispirazione e voce non siano più quelle di una volta.
Stavolta la presenza di diversi stili di produzione non penalizza il sound complessivo dell’album che, come sempre quando si parla di McCartney, è un vocabolario di stili di scrittura e di sound, in cui ogni ascoltatore può trovare quel più si avvicina ai suoi gusti. Non cercatevi però il “classico”, il brano di grande impatto, perché non lo troverete: saggiamente McCartney ha preferito discostarsi dalla strade già battute e andare tutto sommato coraggiosamente versi lidi meno noti.
L’apertura è affidata, seconda una regola aurea, ad un brano veloce, SAVE US, scritto a quattro mani con Paul Epworth. Meno di tre minuti, con un riff di chitarra quasi elettronico e l’insistente piano a sostenere la traccia. Epworth picchia per bene sui tamburi in un pezzo già proposto dal vivo da McCartney e destinato forse a fare da apertura ai suoi prossimi concerti. Non indimenticabile ma compatto e teso al punto giusto.
Segue ALLIGATOR, il migliore brano del disco. Qui Ronson e McCartney danno il meglio, con sonorità suggestive e paludose. Come fanno i bambini, Paul tira fuori dalla cesta i suoi giocattoli preferiti (il glockenspiel e un ‘play-me-a-song-book’, uno di quei libri musicali per i piccoli) e pensieroso li dispone sul pavimento. Chitarre elettriche dai denti aguzzi danno un accento drammatico alla canzone, con un liquido bridge di grande impatto.
Segue poi un trittico di canzoni dedicato ai ricordi dell’adolescenza a Liverpool, dove i testi sono pennellate di vita quotidiana. Le prime esperienze di lavoro, il piano superiore degli autobus - con tanto di riviste sfogliate furtivamente - nell’acustica ON MY WAY TO WORK, lasciano il posto ai rumori della strada, con le grida dei ragazzini seriamente impegnati nei loro giochi nella pesante QUEENIE EYE, dall’arrangiamento che unisce suggestioni vintage, dall’immancabile Mellotron ai richiami anni settanta nel clangore tipico delle cose dei Clash. Paul torna nostalgico in EARLY DAYS: sono i giorni della giovinezza passati assieme a John. L’atmosfera è insolita: un brano folk, una ballata popolare americana, quasi alla Neil Young, musicalmente non fino in fondo nelle corde di Paul.
Si torna su di giri con NEW, altra zampata di Ronson: il pezzo è così pieno di citazioni e rimandi (scegliete voi nel repertorio Beatles, Wings o solista tra GOT TO GET YOU INTO MY LIFE, PENNY LANE, A LOVE FOR YOU e TOO MUCH RAIN) che non è dato sapere quanto inconscio o a bella posta… E finalmente una vera sezione fiati!
Poi il disco vive il momento più difficile, con due canzoni così-così. APPRECIATE è imperniata su ritmi hip-hop, una texture molto moderna, che forse non andrà giù a tutti: ma il groove non è male e l’assolo finale (suonato da McCartney alla cigar box guitar) è stato definito da Paul stesso “uno dei momenti memorabili” delle registrazioni dell’album. Ancora meno convincente EVERYBODY OUT THERE, canzone con la tipica struttura ad inno che di tanto in tanto popola i dischi di McCartney: ma parliamo più di FREEDOM che di HEY JUDE.
HOSANNA, uno dei primi brani registrati per l’album, è un bella ballata acustica di gusto sperimentale, zeppa di effetti backwards e altre stranezze. Ma ascoltare con attenzione la linea di basso che McCartney insinua nel brano. Per niente mistico il testo, a parte il titolo.
Omaggio agli Wings nella scattante I CAN BET. Linda dopotutto ci manca anche per il suo contributo in studio, diciamolo… e allora ecco un assolo di Moog, nel tipico stile di JET.
Dai Seventies agli anni Ottanta con la deliziosa LOOKING AT HER, ballata solare ed un po’ esotica che sembra uscire da PRESS TO PLAY. Non appena ne ascolterete il ritornello, vi si aprirà un sorriso come quando re-incontrate una persona cara. Nella canzone uno dei rari assolo di tutto il disco.
ROAD (ancora a firma McCartney-Epworth) chiude il disco su atmosfere dark, in perfetto stile Fireman. Arrivati a questo punto, manca la ballata per piano. Un attimo: c’è la ‘hidden track’, SCARED. Nuda e basica, propone McCartney che spaventato non osa dire “Ti amo” alla sua Nancy. E’ il racconto di un momento intenso: quando Paul conobbe la sua attuale moglie, lei gli confessò che aveva conosciuto Linda. Lei stessa è sopravvissuta al cancro.
Parlando, gli occhi di Paul e Nancy si riempirono di lacrime. E’ probabile che succeda a molti la stessa cosa, ascoltando questa toccante confessione, la canzone che forse abbiamo aspettato per tutto il disco.
VOTO: 7,5
Paul McCartney – NEW (Concord / Universal)
Chissà se tra vent'anni, quando magari sarà realizzata una raccolta dei successi di Paul McCartney, ci troveremo qualche canzone tratta da New. Sarà interessante constatare come questo nuovo album di McCartney avrà retto la sfida con il tempo: avrà resistito al passare degli anni oppure sarà ricordato solo come l'album pubblicato da Paul McCartney nel 2013?Nell'attesa che passino vent'anni, oggi eccoci qui ad ascoltare New: un titolo che va inteso sia come “canzoni nuove” sia come “suoni nuovi, moderni”. Paul lo ha spiegato senza giri di parole: «Non volevo che sentendo le mie canzoni alla radio le persone pensassero “È musica vecchia”». E così ecco i quattro produttori giovani, Giles Martin, Mark Ronson, Ethan Johns e Paul Epworth, ecco la ricerca di sonorità e arrangiamenti moderni, che possiamo ascoltare nei dischi di cantanti giovani, come Adele. Certo, i suoni, gli arrangiamenti, le sonorità sono importanti, fondamentali: l'arrangiamento giusto può fare la differenza. Pensate solo alle due Revolution dei Beatles: quella grintosa e incalzate del singolo si divora quella “al rallentatore” del White Album. Eppure sono la stessa canzone! Però, precisato questo, un bel disco lo fanno prima le belle canzoni e poi gli arrangiamenti. Paul già in passato ha cercato di cavalcare le mode, a volte gli è andata bene, altre meno bene. Nell'epoca della disco music, a fine anni Settanta, fece colpo con Goodnight Tonight: arrangiamento da “discoteca” perfetto, ma fondamentalmente una bella canzone. Poi lo stesso anno con Back To The Egg provò a seguire i suoni punk, ma gli andò meno bene: gli arrangiamenti erano anche azzeccati, ma le belle canzoni latitavano. E poi, ultimo esempio, a metà anni Ottanta conPress To Play cercò di abbracciare le tipiche sonorità dell'epoca, ma si “dimenticò” di inserire le belle canzoni e fu flop. Riassumendo: Goodnight Tonight è stata inclusa nelle collezioni All The Best! E Wingspan, mentre un solo brano tra quelli di Back To The Egg e Press To Play è arrivato in una raccolta (per la cronaca: Rockestra Theme da Back To The Egg). Tornando a New, la prima domanda è: ci sono belle canzoni degne di entrare in una raccolta di successi? E i suoni moderni funzionano oppure appaiono fuori posto? Partiamo dalla produzione: il lavoro dei quattro produttori funziona, in particolare perché sono riusciti a smussare i problemi vocali di Paul. Lo diciamo senza cattiveria (e come potremmo?), ma come dato di cronaca: la voce di Paul non è più quella di una volta, il che non è né una vergogna né uno scandalo, ma una naturale conseguenza dell'età e di un intervento chirurgico alle corde vocali a cui si è sottoposto in tempi recenti. E così se anni fa la voce di Paul svettava rispetto agli strumenti (riascoltate The Song We Were Singing daFlaming Pie) ed era di forte impatto, ora è quasi “nascosta” tra gli strumenti e non primeggia più. E quando è messa in primo piano, come in Early Days o nella “ghost track” Scared, denuncia tutte le sue rughe. La seconda domanda è: ci sono belle canzoni che reggeranno l'usura del tempo in New? Sì, due: Alligator e Queenie Eye. La prima è il classico pop alla McCartney con una giostra di melodie e di cambi di tempo, incisa con la sua touring band, quella che abbiamo applaudito a Verona, mentre Queenie Eye, dopo un'apertura di mellotron che richiama Strawberry Fields Forever, si sviluppa in una canzone filastrocca con un botta risposta tra voce e coro. Su un gradino più basso Save Us, un piacevole brano con un bel ritmo ma che certo non brilla per originalità, la beatlesiana On My Way To Work (bello il riff di chitarra elettrica a metà del brano), New, un bel pop orecchiabile ma non memorabile, ed Everybody Out There, un trottante brano acustico con ritornello accattivante che richiama marginalmente Mrs Vandelbit. Discorso a parte per Scared, l'unica ballata al piano di tutto il disco: un brano spoglio nel quale Paul che non ha remore a ricordare il timore di dire “Ti amo” a Nancy Shevell, ora sua moglie. In due brani la produzione moderna cercata da Paul svetta e ha la meglio sulla melodia: Appreciate e Road. Per dire: provate a suonarle per voce e chitarra acustica e saranno quasi irriconoscibili. Appreciate è un brano quasi lounge dal ritmo ipnotico, mentre Road è uno dei pezzi più riusciti del disco e ne coglie l'essenza. Paul voleva essere moderno e con Road ha inciso un brano che potrebbe fare parte di un disco dei Radiohead. La canzone parte lenta e cresce guidata da una linea di basso insistente e incalzante, con accordi pestati di piano, cori e voci raddoppiate, ora sussurrate, ora gridate, battiti di mani nel ritornello e un finale con crescendo punteggiato dal riff di pianoforte. Un brano poco McCartney, ma che proprio per questo diventa molto McCartney: Paul da sempre ha la capacità di stupirci per la varietà delle sue melodie e dei suoi arrangiamenti. Road così avveniristica è una piacevole sorpresa, decisamente tra le migliori del disco. Da notare una curiosità: nei crediti del brano non è citato il basso. O si tratta di un basso ricavato con le tastiere o è una dimenticanza: propendiamo per la seconda ipotesi.
Cercando di collocare New all'interno della discografica solista di Paul, va preso atto che anche questo disco dimostra come dai tempi di Driving Rain (2001) gli album di Paul McCartney hanno perso la loro grandezza, la loro maestosità. Le grandi ballate non ci sono più: dove è una Beautiful Night in Chaos And Creation in The Backyard, in Memory Almost Full, in Electric Arguments o in questo New? Dove sono ballate potenti come Souvenir o Somedays? E inoltre, neanche i brani rock sono incalzanti come una volta: Save Us non vale la metà di The World Tonight. Tutto ora pare più misurato, più essenziale, quasi in tono minore rispetto al passato. Prendete un brano come Dance Tonight (da Memory Almost Full): delizioso, ma di minore impatto rispetto a una Hope Of Deliverance. Oppure il singolo New, un pop di chiara matrice Beatles/Wings, ma ben poca cosa se paragonato a My Brave Face o This One. Gli anni passano per tutti, e non dimentichiamo che questo signore ha la bellezza di 71 anni, una carriera cinquantennale alle spalle ma ancora la voglia e la passione di incidere brani nuovi. E di questo New almeno due brani meriterebbero di fare parte, tra vent'anni, di una ipotetica raccolta di Paul: Alligator e Queenie Eye. E, se si tratterà di una raccolta coraggiosa, non potrà mancare una perla di nome Road.
Vota all'album: sette.
Recensione dell’album New
di Sir James Paul McCartney
Evviva ! E’ finalmente uscito, non posso aspettare un secondo di più: devo averlo !
Entro deciso nel negozio di dischi di fiducia e non appena la commessa si libera dal cliente precedente -situazione durata, grazie al cielo, soltanto circa 10 secondi- e mi sorride chiedendo cosa desidero, io le sorrido altrettanto. Passo qualche attimo sorridendo e credendo (a torto) che una volta entrato proprio io, proprio quel giorno, lei avrebbe dovuto prendere subito quell’album. Allora finalmente emetto un suono come per dire: [Ovviamente,] «New, Paul McCartney !».
Tutta quella miriade di dischi su quegli scaffali poteva “andare al diavolo”, io ne volevo solo uno: appena entrato non ero riuscito a scorgerlo subito, non sapevo che copertina avesse; è possibile che un album così non sia messo bene in mostra ? Seguo attentamente ogni mossa della commessa e poso finalmente lo sguardo guidato dalla decisa traiettoria della sua mano: «Versione normale o speciale ?». Ritorno in me: «Speciale grazie !».
Mi affretto a pagare quei venti… ventidue -... ma che ne so, cosa importa- euro e schizzo a finire i miei impegni consapevole che una volta a casa mi sarei gustato l’ultima uscita del mio caro Sir J.P..
A caldo ho subito notato canzoni che mi piacevano di più e altre che mi piacevano di meno, ma in ogni caso l’impressione è stata positiva: «alla sua altezza» mi sono detto «voleva qualcosa di nuovo ? Complimenti perché è pur sempre un nuovo, ma mccartneyano !». Poi il presidente Giambelli ha lanciato a tutti i mccartneyani d’Italia l’idea di dare un giudizio completo e dettagliato per ogni canzone, ed eccomi qua con la mia recensione. Ho operato con la più alta passione e precisione, quella che può avere un (vero) mccartneyano di diciotto anni, pertanto spero con tutto me stesso che venga apprezzato questo documento, nota questa considerazione: la probabilità e il fato temporale mi hanno collocato in un epoca errata e pertanto non posso aver visto, aver provato sensazioni o avere ricordi che molti (beati loro) hanno, ma una cosa è certa … io, ora, molti anni dopo, senza ahimè averli visti insieme dal vivo, io … I still love the Beatles !
In generale l’album si può definire a parte un preciso particolare, inconfondibilmente mccartneyano; equilibrato mix tra Paul moderno e classico, come da lui voluto; intento riuscito.
Save Us: richiama Nod Your Head o Only Mama Knows. Il giro di basso è piuttosto basilare, cosa poco alla Paul. In generale il ritmo e la melodia sono molto moderni. Non è sicuramente sul suo stile canterino classico, si può definire piuttosto rock. Decisamente diversa e innovativa e, anche se pare che il nostro Sir faccia solo capolino tra una nota e l’altra, pur sempre mccartneyana. Fischiettabile.
In una parola: INNOVATIVA
Voto: 7
Alligator: sound davvero particolare, direi mistico. In ogni caso decisamente conforme al suo stile: intermezzo cantato in farsetto e la presenza di una tastiera che richiama il suono di un clavicembalo. Il tocco moderno si sente appena, e il ciò la rende accattivante, tanto mite quanto solenne nel ritornello senza eccedere mai ad esagerazioni.
In una parola: MISTICA
Voto: 8
On My Way To Work: perfetto connubio tra un classico brano mccartneyano e una classica colonna sonora di un film sull’antica Cina imperiale, il tutto mixato in modo sicuramente innovativo. Il ritornello è staccato dalla strofa da un silenzio preparatorio inconfondibile. La voce melodiosa ti cattura nelle strofe e ti immedesima nel ritornello per trascinarti nell’affascinante stacchetto della dinastia Quing. Le due facce della canzone sembrano così diverse eppure legano molto bene, in quello che può sembrare un accostamento apparentemente casuale.
In una parola: ON MY WAY TO “WOK”
Voto: 10
Queenie Eye: si può comodamente indicare come simbolo del Paul post 2000. Il piano si sente forte e chiaro, e la melodia che esegue fa capire subito chi ha composto il pezzo. La voce irrompe anche essa con gran enfasi e quella sottospecie di rap del ritornello rende il tutto davvero singolare e grintoso. L’intermezzo oceanico non cade nella banalità grazie anche alla ripresa decisa e all’urlo che richiamano molto alla lontana un sound beatlesiano del periodo indiano.
In una parola: GRINTOSA
Voto: 7
Early Days: apparentemente sempliciotta ma ricca di significato. Forse volutamente registrata acustica per rievocare la spensierata memoria. Suono molto chiaro e cristallino, capace di ospitare comodamente il sottofondo che dopo un po’, finto tonto, raggiunge la melodia. Messaggio arrivato.
In una parola: SPENSIERATA
Voto: 9
New: beh che dire … qui c’è tutto Lui ! Avrei messo una mano sul fuoco che almeno una canzone di questo album mi avrebbe fatto pronunciare queste parole. Seguendo passo passo la ricetta originale è uscita una canzone fantastica: cadenza vagamente alla Ob-la-dì, parole chiare e sincere, effetti vocali serviti con contorno di orchestra, clavicembalo e coretti canterini compongono un piatto dal sapore inconfondibile. La fine ricorda Hello Goodbye ma segnando un epilogo diverso dal noto brano Beatlesiano: un coro a cappella degno di un re scrive un altro titolo tra le canzoni orecchiabili di Sir Paul. Tipicamente nuova.
In una parola: FABULOUS
Voto: 10
Appreciate: anche se da escludere la somiglianza della canzone con qualsiasi brano di artista attuale, non sembra nemmeno opera sua. Background metropolitano, molto rumore, molta confusione, poco Paul. Sfiora lo psichedelico, ma se inserita sotto mentite spoglie nella colonna sonora di un film tipo The Fast And The Furious passerebbe indisturbata. Si apprezza l’impegno e l’intento di produrre qualcosa di diverso, ma così tanto diverso non ci siamo proprio, questo non è Paul. Nel finale si intravede un barlume di speranza udendo un assolo di chitarra che riesce a inserirsi adeguatamente nel contesto, risollevando un pelino lo scempio precedente. In ogni caso anche questo dettaglio, della durata di qualche secondo, è davvero lontano dall’album e lontano da Paul. Fuori tema ma più che altro preoccupante … su dai, meno male che è l’unica così: ci ha proprio solo provato !
In una parola: COME I CAVOLI A MERENDA
Voto: 3
Everybody Out There: retrogusto di Mrs. Vanderbit (per i cori a molte voci) e di Band On The Run (per le schitarrate acustiche). I punti più belli della canzone sono forse gli intermezzi ricchissimi di emozione e sentimento. I cori, l’orchestra, la melodia della voce e il forte uso dei tamburi gravi della batteria, rendono il brano decisamente solenne. Anche se non si è mai udito sin ora un brano così da lui, il tutto è pienamente conforme allo stile mccartneyano. Il suono del radiotelescopio nel finale, collegato al titolo, lascia il piacere di un dubbio intellettuale riguardo al significato della canzone. L’intrigante testo inoltre pone il quesito: verghiana alienazione del protagonista dalla società, o ricerca di qualcosa di alieno ?
In una parola: EXTRATERRESTRE
Voto: 10
Hosanna: intro che ancora una volta richiama i Beatles ai tempi del sitar, poi sterzata sull’acustica prima del ritornello … no, nessun ritornello, è sempre uguale. Scanzonato lamento, intermezzo dal sapore indocinese, che sembra liberare il tutto dalle catene dell’incipit, e poi di nuovo. Non fosse sempre uguale potrebbe richiamare lontanamente A Day In The Life. Finale alla Revolution 9.
In una parola: NUMBER 9, NUMBER 9, NUMBER 9 …
Voto: 6
I Can Bet: è l’unica che ha un giro di basso alla Paul. Si sente che è nuova ma la cadenza ritmica e sonora hanno dell’inconfondibile. Il connubio tra strofe, bridges e ritornelli non fa una piega; lo stacco netto si sente con gli intermezzi. Nulla di male in quanto questi ultimi hanno dell’incredibile: solenni futuristici ricordano molto vagamente qualcosa di pinkfloydiano. Il finale porta con sé nel silenzio una canzone davvero speciale, da colonna sonora. Orecchiabilissima. Può diventare un futuro classico.
In una parola: PINK MCCARTNEY
Voto: 10
Looking At Her: tiene compagnia e contiene tutta la dolcezza di Paul, seppur questa venga completamente rivisitata in chiave anni duemila. Poco da dire, azzeccata.
In una parola: NEW SWEETNESS
Voto: 8
Road: suggestiva, ricca di suoni, cupa ma pacata. Come tante altre sue canzoni ha degli intermezzi semplicemente perfetti che la rendono piacevole. Suscita sensazioni fantascientifiche, ma è pesante e difficile da ricordare. Apprezzabile solo da pubblico appassionato. Pare non avere nulla di speciale, e qualsiasi messaggio volesse comunicare, non è riuscito appieno nell’intento: lascia capire qualche cosa servendosi di preziosi ma, in questo contesto, irrilevanti stratagemmi vocali/musicali.
In una parola: GLOOMY
Voto: 6
Turned Out: fresca, chiara, incisiva, con una inconfondibile cadenza della chitarra. Melodia che richiama suoni noti mccartneyani e non: l’intermezzo lontanamente ricorda i Queen con i coretti e il pianoforte, oppure il ritmo stoppato e la chitarra acustica del bridge/intro. Il resto è tutto Paul in stile Fine Line. Fine, appunto, raffinata.
In una parola: FINE
Voto: 9
Get Me Out Of Here: sembra di sentire un vecchio giro blues suonato in lento skiffle. Molto folk. Rende bene l’idea che sul disco ci sia della polvere. La voce nasale e i coretti ricordano i tempi in cui ha cominciato a suonare.
In una parola: OLDIES BUT GOODIES
Voto: 8
Scared: senza speranza, non c’è cura al male interiore che affligge il protagonista e in questo modo non c’è dolce epilogo nemmeno per la canzone: come comincia, così finisce, lasciandosi alle spalle un breve attimo (a metà del brano) di bel ricordo. Il ritmo è trascinato ma resiste nota dopo nota, non può interrompersi, deve spiegare le sue ragioni, deve sfogarsi. La voce seriosa e il ritmo del pianoforte, che insieme sono entrambi protagonisti ed entrambi accompagnatori, calano l’uditore in un freddo e candido immutabile inverno del passato. La canzone si suona tutta nei pensieri del protagonista che così come si generano, altrettanto scompaiono. Senza parole.
In una parola: MOZZAFIATO
Voto: 9
Questo è tutto ciò che ho sentito e provato ascoltando l’ultima uscita di Paul. Io sono dell’idea che ogni canzone ha il suo peso in quanto ognuna di esse non è comparabile con le altre, ed essendo un album un insieme di canzoni, non si può attribuire un voto ad un album. Però, se si vuole fare una media puramente matematica per dare così un voto generale all’album allora gli si dovrebbe attribuire un 8 tondo tondo.
Giusto per dare una valutazione indicativa, trovo coerente il bilancio finale con le mie sensazioni.
Mi piace, è sempre lui, non cambia mai e sembra ringiovanire sempre di più. Spero proprio che ne produca degli altri.
Queste sono le mie opinioni.
Nicolò Luigi Fiori
Cuneo, 20 Ottobre 2013
Paul McCartney NEWS
Ecco un bel disco, bella musica, grande energia che si sparge nell’etere, bella voce fresca e pimpante e scusate se Paul ha solo poco più di 71 anni,
Si incomincia con un brano rock ivitante, Save Us, quasi una apertura di album in stile Getting Closer, di Back to the Egg. Rock non troppo ruvido ma picchia.
Il secondo brano, Alligator, buono ma non ottimo a causa di insoliti arrangiamenti, che se eliminati potrebbero far salire il brano ad essere di serie A come nel middle-eight lascerebbe intendere.
Coni l brano On My way to' work, si torna al Macca classico, che altro dire? Godiamoci gli arpeggi e gli intercalari classici della sua migliore produzione.
Queenie eye, che sorpresa, nei primi istanti sembra ritornare alle prove di strawberry fields.... Poi invece si parte con un rap armonico, quante idee, ma che dire della modernizzazione del brano con artifizi elettronici?
Che bello, nel video compaiono sia Stella che Mary, alle prese con la Nikon di famiglia.
Ed eccoci ad altro gioiello, marchio di fabbrica, Early Days, ottimo stile Calico skyes! davvero una perla.
Si parte poi con la title track dell'album, New, vero gioiello, eseguita anche in un video in versione acustica, davvero bella, non il top della produzione, ma in qualunque modo venga eseguita, rimane un bel brano.
Si passa poi ad Appreciate, un brano e testo ipnotico, dove la modernità di esecuzione potrebbe sovrapporsi a brani come Tomorrow never know.
Ed ecco il brano ( da me preferito) Everybody out there, che ricorda un mix tra Think we said today e I just seen a face... Davvero una ballata trascinante di pura energia. Non sarebbe sfigurata nell'album Help! Da la carica.
Hosanna, brano con una intro “pepperiana”, ne segue una struggente ballata, davvero un mix tra modernità e vecchio stile.
ICan bet, un brano leggero, alla Wings, davvero splendido, allegro, e che fa venire voglia di scalciare e di ballare. Very cool.
Looking at her, brano splendido con sonorità elaborate, ma che ci riporta ai Wings, ottima esecuzione ed effetti elettronici azzeccati, cantata in falsetto, forse se meno sdolcinata sarebbe stata più rock! Ma Paul is Paul!
Road, testi beatlesiani incorniciati in una atmosfera dark, accompagnata da modernizzazioni forse troppo esagerate, potrebbe chiudere il brano Number9 del album bianco.
Ed eccoci ai due brani inseriti nella deluxe Edition,
Tuned out, ottimo brano caratterizzato da Paul che pronuncia in modo accentuato, brano che ci porta alle atmosfere di RAM, davvero splendido.
Il disco si conclude con Get me out of here, un blues davvero trascinante. Insomma Paul in fatto di complessità e stili non si lascia nulla al caso. E dopo gli standard Jazz di Kisses my bottom un brano very Blues.
Gran finale con sorpresa alla Abbey road, con il brano fantasma Scared. Accidenti se si capisce che Adele, prima del film di James Bond lo avesse interpellato e chiesto lumi.
Un brano alla Paul, pianoforte e voce, davvero intenso ed emozionante. Se la colonna sonora dell'ultimo film di James Bond fosse stata Scared, Paul avrebbe collezionato un altra nomina per un Academy Award for Best Original Song.
Insomma a conclusione che dire, Paul migliora e ci stupisce come il vino buono.
Un disco ben fatto moderno godibile ma ben ancorato alle radici liverpulliane. Peccato che lui stesso tema di comporre musica, troppo riconoscibile in old style e per questo ha ricorso a produttori che ai tempi dei beatles non erano nemmeno nati. Ma se non lo fa lui il beatsound, chi lo dovrebbe aggiornare o preservare?
Voto complessivo da1 a 10, un bel 8 anche perché, se continua con questa vitalità chissà cosa inciderà tra qualche anno...in attesa di tornare tra poco "OnAir" con i BBC studios dei suoi immortali amici, John, George e Ringo ed al prossimo disco di inediti magari con la leggendaria Carnivla of light.
Vladimiro Bibolotti
22.10.2013
(Disco riascoltato almeno una 40ina di volte)